
Estate e miseria
Tra un’onda e un’altra

Filo su legge

La depressione si cura andando in terapia, spogliandosi dell’arroganza e della presunzione di sapere tutto di sé e della vita
abbandonando lo scettro dell’egoismo convinti di non aver mai bisogno di niente e di nessuno ed essere in grado di farcela da soli.
La depressione si cura andando in terapia, non con un’amica, l’amante, un fratello, la vicina di casa. Il collega o tua cugina. Ma con i medici e con i farmaci.
Non facendo figli.
Magari da grandi eviteranno di sentirsi incapaci di meritare amore, falene alla luce della miseria altrui. Impotenti e salvifici per chiunque abbia bisogno di morire e bussi costantemente alla loro porta, in nome della vita e dell’onnipotenza, magari impareranno a spaventarsi ed eviteranno di aprire da soli la porta alla morte.
Perché loro non si spaventano davanti a niente, sono bambini abituati al dolore che non passa mai, sono abituati alle urla e alla freddezza, alla sofferenza senza parole, quella che non passa mai, quella che anche se diventi un uccello dalle ali d’oro resta sempre la cenere da compiangere.
Che sarà mai rispetto a ciò che ho già vissuto? Io ho vissuto la miseria, questo incontro sarà nuovo perché ho esperienza: io lo curerò. Ho tempo e risorse. Sono resistente e paziente. Il mio amore lo salverà.
Ma la miseria non si cura dall’esterno e nemmeno con l’amore di brava bambina. Lo conosci. Ti fagociterà con sé ogni giorno più a fondo perché tu, rivedendoti, rivivendo senza pelle il male di nuovo, replicherai il tuo vissuto, non permettendo altre morti.
E fallirai sempre.
Perché la depressione è miseria.
Ma tu non te ne devi occupare. Lo hai fatto con la tua famiglia e non è servito ad altro che a morire.
Non cambierai la loro essenza, non li salverai da loro stessi.
Ci vogliono anni di duro zappare e lacrime e delusioni e non è detto nemmeno che basti.
E tu, che ti dispererai sempre per essere vista e amata, sarai per loro solo una brevissima finestra di vita preziosa che continuerai a immolare per l’egocentrismo dell’ennesimo padre che incontrerai, e della ennesima madre che vorrai salvare. Un bambino non ha il dovere di togliere la propria famiglia dalla miseria. Ha il dovere di essere portato via dalla miseria, di essere visto e amato.
Continua a lottare, a ribellarti, a ripetere. Questa condanna finirà prima o poi, riuscirai a spezzare finalmente la catena. Il tuo muoverti verso la vita permette nuovi inizi e opportunità.
Ti sono vicino.
Anche se è estate e bisogna scrivere cose leggere, e non frega niente a nessuno.
Sono con te. Ogni giorno e sempre. Il caldo esacerba il dolore e non te ne devi vergognare.
Proteggiti e vai via quando qualcosa, da lontano, ti può sembrare anche solo che sia. Vai via. Anche se andartene non rientra mai nei tuoi pensieri. Anche se andare via non rientra mai tra le cose di cui tenere conto. Non stai abbandonando nessuno se non te.
Amati tu, che ancora puoi farlo.

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