
Scusa
Due nuvole e qualche fiore perché non resti zitta

Filo su paesaggio mai disegnato, imparare a dirsi addio per salvarsi la vita: piantare il proprio campo di cosa si vuole

Perché non è lasciando qualcuno o un posto, che si lascia quel qualcuno o quel posto
Perché non si nasce per riscattare nessuno
Perché nessuno ci deve la vita
Ho lasciato disegnare un paesaggio di fiori a mia figlia
Perché sentisse che il suo buon cuore avesse un posto
Per lei
Da bambina, quando l’amica del cuore mi picchiava in cameretta
Stavo zitta
Inventavo una scusa se la faccia si gonfiava
Quando i bambini mi picchiavano
Stavo zitta, e correvo più veloce di tutti
Quando le femmine mi insultavano coi pizzini tra i banchi delle scuole elementari
Stavo zitta
Con gli uomini?
Zitta.
Perché sapevo che non ero stata abbastanza qualcosa e dovevo capirlo da sola
E quindi, meritavo ciò che mi accadeva
Perché non potevo dimostrare di essere stata mancante di qualcosa
Disattenta debole
Piccola
Davanti a coloro che erano mancanti di tutto
In questi grandi magazzini di credenze a ribasso
Di priorità folli
Di coerenze discordanti
Di indifferenza
E leccapiedi
Impara a salvarti e dire addio
Ho lasciato disegnare un paesaggio di fiori a mia figlia
Perché sentisse che il suo buon cuore così attaccato al suolo con il gambo rosso avesse un posto
Uno tutto suo
Senza scuse né scudo né permessi per respirare desiderare capire giocare sbagliare e chiedere posso
In questi scaffali affollati di plastica e risentimento
Ho chiesto a mia figlia di non resistere al vento
Mentre mi accingo a farle avere ancora un nido in cui rincasare
Mentre la guardo incresparsi le dita nei buchi di sangue che questa realtà le ha lasciato
Non ha scelto dove nascere e con chi vivere e salvare
E qualcosa di più grave di uno schiaffo è andato storto
Irreparabile
Nessuno ha avuto rispetto per lei, mi son fatta i fatti miei
Non l’ho protetta
Mi nascondevo dietro la sua ombra
Sperando di salvarmi sempre
Sempre più in basso la mia vita è scivolata
Finché non mi ha salvata di nuovo
Ho chiesto a mia figlia di cucire questo spazio per tenerlo vivo per sempre
Per tenersi viva per sempre
Che in autunno non morisse
Che d’estate non crepasse
Ma la terra si è crepata
E mi sono trovata dall’altra parte
Ma non ho saputo se scegliere o morire
Ci ha pensato lei
E mai ha pensato alla sua vita
Così ho chiesto alle sue mani, nascoste tra le pietre, di continuare a scavare per tornare alle origini, smembrarle, lasciarle per sempre e ricordarsi di sé
Perché il mondo è troppo occupato per farlo
Anche i genitori migliori
Anche i pazzi e le menti fascinate
Le pacche lusinghiere
Sulle spalle
Ho chiesto a mia figlia di farsi una foto con lei ma non mi ricordo come si fa a non aver paura a stare accanto alle persone care
Sono scesa per le scale e le ho urlato
Vattene di qui e pensa a farti grande
Qui non fa per te
Non pensare a me
È pieno di gente che non sa come si fa
A vivere in un mondo di cose da sentire e da parlare
Dissentire
Lasciarsi
Per amare
Era il suo modo di dirmi grazie, andarsene e restare.
Ma così non è mai stato. Perché quell’urlo non è mai arrivato. E io sono rimasta.
E ho inventato. Ho cucito. Ho sistemato. Ho perso tutto.
Fino all’irreparabile.
Ma ho visto me.
Ho lasciato piantare un campo di cosa vuole a mia figlia
Lontana da me
Perché si ricordi che non mi deve niente
Nè ringraziare né scusarsi né sfamarmi né curarmi
Ma innaffiare sè.
Le ho mandato solo due nuvole per il sicuro, una chiara per scaldarsi e coccolarsi, una scura per rinfrescarsi e non soffrire mai la sete.

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