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Maddalena

Fa miele, del cardo
Filo su scrigno segreto, quel che dico resta cardato lo so, al sicuro dentro te

Stai zitta Maddalena, ti conviene, tanto se racconti qualcosa nessuno ti crede

Hanno ritrovato Maddalena sulla riva del fiume che per il freddo era tempo di rincasare, ma ancora non gli andava.
L’ha scovata la pietà di una brezza, in quei giorni sul finire dell’inverno, rigidi e delittuosi verso chi ama i giorni corti, mentre la felicità della primavera si trucca le gote e spinge alle porte, ma lei portava solo un vestito bianco con le tasche di lino grezzo, con dentro mazzetti di foglie, foglie di timo da seccare. Intrecciava fiori di cardo, e sul lembo del risvolto del vestito, fradicio chissà da quanti giorni, i piccoli pescetti cercavano sotto i suoi piedi qualcosa per la cena e giravolte, e almeno loro, loro lo trovavano, un poco di riparo, dai predatori notturni, dai gabbiani affamati della città, dai topi randagi che imparavano a pescare. Sul ciglio del fiume, dove si osserva correre veloce la propria vita, proprio lei si fermava, per giorni Maddalena e intrecciava
Da sola
fiori di cardo, con le mani punte di acqua salata e fango.

Maddalena l’hanno legata e portata via l’altra sera, su una barella di quelle gialle di plastica che scendono dalle ambulanze sopra le persone incravattate, quelle per le tragedie, le giornate in cui morire sbagliate, drammatiche. Lei non ha pregato nessuno di lasciarla andare né di restare, Maddalena non mosso un capello, ha sorriso viola, e occhi verde rame, con il sorriso di chi sa che finalmente qualcuno si è accorto del suo suono e nel calore, si è lasciata andare.
Sul suo nome c’è scritto un orario, poi accanto : isterica. Incurabile. Grave. Da internare.
Maddalena sorride ancora, sul ciglio del fiume ogni volta che passo, perché è quella la sua casa, la sua calma serena, il suo cantare, in questa vita terrena. Con le dita sottili e callose, sempre sui cardi a intrecciare ricordi di altri. Incurabili. Inenarrabili. Scaltri. Tuoi.
Maddalena era fatta di pesi impalpabili, capelli lunghi e marroni, di fiori scuri. Di follia prestata. Di storie indicibili, perché nessuno le narrava mai a qualcuno, se non sul ciglio del fiume, a Maddalena strega.
Lei sola mi capisce, che tanto niente capisce, la dea delle follie. Nascondo i miei segreti tra i tuoi seni, cosicché possano sembrare impossibili se avrai il coraggio di raccontarli a qualcuno.
Maddalena non va creduta perché le storie che racconta sono troppo per una mente sola, le inventa per essere guardata dalla gente. Una pezzente.
Maddalena le raccontava quelle storie, al vento e alle onde quando si alzava l’alta marea. Poi cantava, arie dolci di ambra e ricominciava, da sola, per lasciare il peso a qualcuno di ricordarle tutte a memoria, le storie che Maddalena custodiva dentro sé.
Maddalena l’hanno portata via, che parlava da sola, raccontava alle fronde di un salice la storia di un tale, di cui il nome non si capiva, ma non importava mica, Maddalena custodiva la sua storia e la teneva stretta e preziosa come se non esistesse verità alcuna, se non la sua, come quella di molti e nessuno poteva osare di sedersi accanto, denigrava l’aspetto, il nome, provocava lussuria, il suo corpo il suo volto, il possesso di un dono.
Maddalena era fatta di fiori di fronde di salici e di storie di tirannia, di veggenti di morti viventi e segreti, segreti di molti, custoditi in uno scrigno inaccessibile a tutti, la sua mente, piena di luce e d’amore, perdono,
dolore
nel credere a tutto ciò che le dicevano le persone.
A promettere di non tradirle mai nel nome. Nel ricordo. A Maddalena non importava, teneva stretto il dono e di vendicarsi, quando poteva, si dimenticava. Si apriva a ventaglio per chi ne aveva bisogno. Era fatta di follia, quella degli altri, spacciata per verità sopraffina, quella di cui lei si innamorava, si abbindolava. Moriva. Teneva dentro, Maddalena era fatta storie di pazzia, perché se le avesse raccontate le avrebbero gridato al rogo, stregoneria. Era la donna perfetta per creare in un istante una vita spazio temporale solo con te e con lei e con gli angeli, condivisa.
Maddalena manteneva ogni segreto, era diventata matta, nata matta, dicevano, ma non era la sua pazzia.
Maddalena si vergognava di cadere nelle reti, ma era più forte del richiamo di Ulisse. Maddalena ha lasciato alle spalle le volontà di un uomo che ha fatto di lei porto di mare in cui attraccare, incendiare e abbandonare. La storia di un tale, un eletto da dio, diceva, con una missione, diceva, tra pochi, diceva che viveva per una missione divina, un portatore di opportunità, e pace e sicurezza, amore per un tempo stabilito e poi spariva. Un eletto da dio, diceva, tu non mi credi diceva. Come il suo amico Maurizio, in giro per l’Europa aveva in dono la mano e i chiaroscuro di Caravaggio diceva, raccontava dei colori, teneva corsi per i più dotati pittori. Nessuno sapeva né conosceva, se non Maddalena. Un tale sposato che si spacciava per lasciato, con una figlia da trasportare verso l’obiettivo per cui era stato designato, nella sua terrena  vita. Lavorava nei servizi segreti diceva, mezzo mondo lo ricercava, perché aveva ucciso un uomo e a sua volta stato ucciso. Clinicamente morto, raccontava a Maddalena, nell’obitorio, con due pallottole e trentaquattro ossa rotte, una nuova chance, diceva, sul petto la mano di dio.
Ho tante cicatrici perché sono già morto più volte e tu non mi credi e tu non ricordi, ma noi ci siamo già conosciuti, più e più volte, 718, ripeteva, 718 volte in cui il sole sorgeva da oggi all’indietro, non amarmi non aspettarmi non sposarmi, posso amarti? ti amo diceva a Maddalena, ma se mi lasci andare ci rincontreremo ancora, faremo dei figli, ancora, morire non sarà la fine, ti porterà a vivere altre vite, e ci rincontreremo, ancora e ancora, abbi fede in me, ti devi fidare di me, perché io ricordo tutto da migliaia di anni, decenni, ma tu non ricordi di me, io ho vissuto accanto a te. Avevi trecce lunghe e facevi pozioni di erbe, ti hanno ucciso gli uomini di morte violenta e noi ci amavamo, ma sempre in fazioni contrapposte, la vita ci voleva, Maddalena. Mi devi credere, io so, io conosco, io so cosa pensi e cosa vuoi, devi fidarti di me, ti porterò con me e non ti lascerò finché la mia missione non sarà conclusa. E poi andrai da sola, oh mia Musa, mia Maddalena.
Ti racconto la mia vita, cosicché tu la senta sempre più vera, la racconterò perché tu ti riveda, conosco di storia, e geografia, e Anassimandro e filosofia, conosco di chimica, di psicologia, perché? Di scrittura e astronomia, di storia di armi e dinastie. Non te lo chiedi?

Perché ho vissuto tante vite Maddalena, ma tu non mi credi.

Ho vissuto e viaggiato in lungo e in largo, e ora sono qui, davanti a questo mare a questi scogli e a questo vento per fare di te la mia regina. Potremo incontrarci ancora e ancora, io ti appartengo, tu mi appartieni, ci siamo combattuti, e ancora ci rincorriamo, io ti amo, Maddalena, io ti salvo. Io ti ho raccontato la mia vita, Do ut Des, diceva, quel tale a Maddalena. E lei si vergognava, paurosa dell’amore, dei segnali divini, delle coincidenze e dei destini. È il mio segreto, diceva, mi devi credere, non sa nessuno, niente, se non i miei amici come me, quelli della cerchia in giro per la penisola, fanno del bene agli altri, come me, da piccolo sapevo che accadeva a mio padre ogni volta che andava a Milano, a vedere il Duomo e che diceva il bigliettaio. E io, tornato a casa, lo raccontavo senza saperlo, mi prendevano per matto, ma ero predestinato. Tu sei la mia predestinata. Guardami, amami, sono qui per te. Mia amata giovane e eterea Maddalena. Tu sei luce e meraviglia per me. Fai di me cosa vuoi, chiedi a me ciò che vuoi, sono qui in missione per te.
Tu non sai e non ricordi, ma io, avevo già scritto di te, sapevo del tuo arrivo ma non avevo idea di quando.
Davanti alle navi ho capito, che non ti avrei mai più lasciato. In quell’abbraccio avrei voluto morire, in quell’abbraccio vivere. Scrivo per copertura, storie che parlano di me, cose che ho conosciuto nelle mie vite precedenti, cose che so e che non ho studiato mai. Lavoro qui facendo queste cose qui solo per stare tranquillo. E tu, con me, puoi fare ciò che vuoi. Tu non ti ricordi di me, ma noi ci apparteniamo e per sempre ci apparterremo.
Sono solo un morto a cui è stato dato un nuovo modo di vivere la propria vita, c’è ancora chi mi cerca, mia moglie, mia figlia, la mia vita perfetta è nata solo per portare avanti la chiamata, dove mi manda il richiamo divino, la mia fede qui, è solo per le domande della gente che si insinua e che sospetta. Ma tu sei il segnale che aspettavo, ti aspettavo Maddalena. La mia vita di merda rendi bella. Non posso viaggiare e nemmeno andar via, ma tu ora che sai il segreto della mia vita, quella dimenticata anche da te ma che custodisco per tutte le vite che posso, io, ora in questo presente tu, eletta da dio, condividi con me.
Non puoi dirlo a nessuno, non puoi raccontarlo a nessuno, se non con te. Stai con me, abbi pazienza. Rinuncia per me. Alla pizza all’incontro al concerto. Stai con me. Ne vale la pena.
Maddalena, chi ti avrebbe mai creduto fuori da quella setta? a tessere una storia da raccontare con queste parole poggiate in una frase, se non in una diagnosi di follia, di isteria, di stregoneria, di pazzia?
Era una delle tante storie, che Maddalena custodiva. Portava i pesi delle vite distrutte di mercanti di frottole ma che lei smascherava come rugiada per carezze piccoline, e dopo anni, ripensava alla sua vita, riaffioravano come fogna i racconti e le parole, il suo l’incantesimo d’amore.
Oltre la morte. Come quel tale diceva, immortale, come le sue parole. Maddalena voleva morire per incontrarlo in quella vita superiore che aveva creduto esistere sul serio insieme a lui.
E quale miglior scrigno un uomo trovar poteva, se non l’amore cieco di Maddalena.
Se solo voi sapeste, che la storia di questo tale, esiste tutta intera e vivo e vegeto e va in giro ancora a chissà chi, a raccontare, che dal cielo è designato per salvarci, che va in giro con le reti e se ti impigli ma io poverino, scusa non volevo, e tu non te ne vai, perché ti ha visto, perché ti ha scelto, un uomo ultraterreno, se solo voi sapeste che la storia di quest’uomo per bene da tutti stimato ha troppe vite che non ammette, troppo sensibile, dice alla gente, sono i chakra che amplificano la mente, il cuore, sei tutto Maddalena, tu, ti dice ti amo non lo posso dire, non ora, un giorno, o forse mai, se sapeste che fosse vera, la storia di un tale che racconta follie in bocca a Maddalena, poi un’altra forse, o solo a Maddalena che fareste?
Credereste a Maddalena?
Che delle ingenuità che incontra si fa grasse risate e poca vergogna, manipola le vene succhiando il sangue e l’amore che di riflesso in chi si rivede, col pentimento sottile, lacrime amare spende a profusione 

e sogni altrui immola, perché voglio te voglio stare insieme a te, e poi lo nego, e poi ti lego a me per sempre, non puoi raccontare niente, mentre scarta la vita degli altri come caramelle, e se ne fa gomme per le scarpe. Benestante, benpensante, signorile e alla moda, quelle stesse scarpe che intreccia sotto il tavolo con te, quelle con cui recitare, e quando si sente incastrato, al momento giusto, è sempre più avanti e più scaltro. Frottole e fandonie, ti ho lavorato, ti ho conquistato, e ora sei mia e io sono tuo, e sono qui per te, sempre per te, per lasciarti sola, quando ti lasci andare, a sbucciar le pietre, che lui voleva, e premeva, mentre tu già sanguinante, imploravi umiliante una resa, quelle scarpe lucidate per salvare le facciate e scappare.
Maddalena non parlare.
Se sapeste che esiste davvero, un uomo così, voi, che fareste?
Pace a te Maddalena, che canti il silenzio degli occhi impuniti, schiavi tra la gente, pace a te Maddalena che custodisci i cadaveri di volti fatti di fiori di cardi e lambisci le gote dei finti, meschini, ricchi signori con lucide teste e anelli ferrati, quelli a rosario di un padre, quelli da matrimonio per colpe sanare e saltare sulla famiglia come si salta sulle bare, quelli sfilati dalla mano di Cristo in croce, per ogni occasione, sempre vivi e divini, uomini impuniti e santi.

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