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La miscela col tuo nome

Ha l’abbraccio della iuta
Filo su mano di guscio, ha il colore del cuore

La miscela col tuo nome è fatta di nocciole, castagne e arance rosse maturate al sole, di lamponi che hanno aspettato passasse la neve e nel mentre tessevano sciarpe guantini e portaciucci ai funghi.

La miscela col tuo tuo nome ha il profumo della camomilla e del giallo che ti lascia, se ti avvicini troppo, sulla punta curiosa del naso e quel viso che non hai mai sopportato
La miscela col tuo nome è nata dopo tanto cercare aspettare, non vedere non vedersi e mai desiderare
Ma davvero una miscela col mio nome si poteva pensare?
quella sera mi ha presa, mi ha tenuto con sé tutta la sera, tornavo da un viaggio lungo il tempo di una forma di formaggio stagionato fresco, in molte parti fatto guastare e sulla buccia pestare
La miscela col tuo nome ha le spore delle feste da organizzare, i semini come coriandoli da lanciare, cappellini di lana a fiori beige e un po’ marroni col quale mi vedi arrivare, ha delle scale, del pugno nello stomaco e un cassonetto sbattuto sul petto il dolore, la negazione di una donna, dei colori del bene e delle mani delle fate attorno alle gote
Ha il guscio delle mandorle delle pigne e delle sughere, la miscela col tuo nome ha dei racconti la magia, quella attorno alla tovaglia bianca e rossa a scacchi le macchie di rossetto fritto e sugo e le pieghe vestito più bello che indosserai e quanto sei bella, io davanti a questo gambo di carciofo ogni giorno, io ti voglio ricamare e ogni mattina baciare
La miscela col tuo nome ha i capelli neri, li ha nerissimi e gli occhi sinceri, le mani attente, il cuore semplice e la sicurezza di continui insieme, facciamo, non ci piace, non importa, rifacciamo, ora sì ora sei così naturale, è il tuo, si vede, la pelle è più rosa come stai bene, con quel sorriso sugli occhi come fai finire bene, tu, le sere
La miscela col tuo nome sta in un barattolino un po’ vuoto e un po’ pieno di tante cose, da cui è evaso il peso di non meritare la vita
E sa di torta millefoglie
Di muso di leprotto di panino sbricioloso, che gronda di buffo, mentre rido accovacciata al tuo profumo
La miscela col tuo nome sa di chiedi per favore se vuoi entrare nel mio mondo, forse un posto c’è ancora, non lo so
Sa di tutto quello che credevi su quel ballo di Anna Mena e non è stato altro che piede sulle alghe e mancata presa, di solitudine, di giri a testa in giù senza nemmeno le braghe, di scoiattolo
E tana
Un progetto
Ci sei

La cura
La tua miscela

La miscela col tuo nome è un’alba nell’unico posto in cui ritornare è sapore di qualcosa che ha il solo volto di pece alcol e orrore
La miscela col tuo nome ha il colore della crosta del pane cotto in forno, alle 7:40 fa la doccia con la spremuta di un sole in canottiera, timido, fresco lo vedi lì che fa colazione, lentisco e sabbia tra le ossa, presto come pesce che migra in acque più calde, che ha il sapore dell’infanzia strappata alle schiacciate col sale, i ricci di Virginia, la sua fortuna, una famiglia che l’ama, e la crema solare e io posso fermarmi ad abbracciarlo per la strada per un po’, la miscela col tuo nome
dentro ha anche il cuore del grano che osserva notte e giorno i lavori di manutenzione, saluta garbata le navi l’avena, quelle distrutte dalla notte, ci siamo messe ad ascoltare i gabbiani, mentre annusava contenta quel dorato illuminare la sua schiena, farsi bella, il profumo che ha l’aria quando la tua stella è grande poco più di una pesca e va alla scuola materna e io posso abbracciarlo e lasciarmi rincorrere ancora per un po’
La miscela col tuo nome non ha definizione, per chi ha il cuore che è porto e tana di bosco. Le patelle si stiracchiano al molo otto che lo scoiattolo di mare dorme ancora
Ora si che tocca smettere di alimentare altro male e altro dolore
Ora hai una miscela col tuo nome.

© Storie di Lana
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