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Ciao Estraneo, Sono Io
col ti amo sugli occhi
Filo su storia d’amore a libro, spezzata, ci sono
Cercavo conforto dentro al frigo. Emozioni nella biscottiera. Colpe consumate, spaiate come calze bucate mi fissavano da giorni nel cestello della lavatrice. Lì, sole e irrigidite, ancora da smacchiare, da ammorbidire.
Cuore strizzato, centrifugato.
Amore amore amore, facile a dirsi, amore.
Poi ti dai una possibilità, ami, sogni, costruisci, piangi, ridi, fallo, la casa, le bollette, la passione, un figlio, le feste, la vita che va.
Ami, com’è che era? trovi la famosa metà, la mela la pera. Io no, io sono stata più fortunata, forse ho trovato una groviera. In fondo è così, siamo tutti bucati, e i tuoi vuoti, gli oblò più belli da cui ho ammirato il mondo, ti ho visto sognare cadere riprovare, e ne ho aperto uno col tuo nome, hai detto un giorno, un posto per due. Facciamo tre?
Amore amore amore, facile a dirsi amore.
Poi ami e ti trovi con le gambe spezzate, ami e non ti riconosci. Tradimento, non parlo dell’amante dentro il letto, parlo di fiducia, di attenzioni, di cure, ami ma senti che non ce la fai perché non ti capisci nemmeno tu, non mi capisco nemmeno io, non lo sai, le sere passate a piangere e soffocare le lacrime sul cuscino, e poi ami, la solitudine, non ti sento più e vaffanculo all’amore allora no? Ma che è questa tortura?
E poi ci riprovi, perché non cedi alla vita in salita, disarmo, ti dici sei forte, ma a volte non basta, poi molli, ma no che non chiudi, eccolo il sintomo, fortissimo che ti prende a sé che ci ricadi come alghe verdi sugli scogli. Poi i tuoi occhi e la m​ia​ pelle sulla tua e poi di nuovo, ti voglio da impazzire, ma anche vaffanculo. E quindi? Che si fa. Son confusa.
Ci sono, ma spezzata.
Donna, mamma, amica, amante.
Spezzata, ma ci sono.
Amore amore amore, com’è facile s dirsi amore. Ci vuole la zappa l’incudine e il martello, armarsi di pazienza e compromesso. E libertà e attenzione, ed equilibrio. I difetti, questi difetti di cui ci riempiamo la bocca, oh i difetti, son bella dentro sei bella pure fuori, sei straordinario, sei speciale si però, stratosferico strabiliante, ma stra poi cosa? Forse più stracchino.
Sei tutta la mia vita, la cosa più bella del mondo, ma che vita, che mondo? Dice, non posso fare a meno di te e parte la colonna sonora del nostro primo bacio, ma come, com’è che eravamo?
E oggi? Non lo so.
Ma perché spendiamo fiumi di parole quando sono gli occhi a dire tutto, senza bisogno di promettersi niente, che lo vedi se ti amo o ormai non più. Guarda i gesti, valgono di più.
E ma parlarsi, è importante, parlarsi.
Lo dici proprio tu?
Quelle son cazzate, io sono una frana, l’amore è un’altra cosa, non è quello delle riviste rosa. Né quello dei film american prosa.
L’amore ti sconvolge, lo dicono.
Mi hai scombussolato i piani, ti dicono.
Sì, ma quelli che volevi che qualcuno ti scombussolasse.
Mentre tutto si avvolge di banalità preziosa e stucchevole rituale, normale. Cenere da alimentare, ognuno ha i suoi soffietti, difetti, remore e richieste, perché non si spenga mai. Ci sei?
Amore amore, si fa presto a dire amore. Non ce lo insegna nessuno cosa è l’amore come si fa come si dice cosa non si dice. Cosa percepire cosa non sentire.
Fino a che un giorno rivediamo tutto quello che non siamo, che in un incastro sbilenco, nudi, diciamo
Ti amo.
No, non correre, ho paura.
Ma io ti amo, che paura si può avere dell’amore, scusa. Non sto correndo, io ti amo. Di amore quotidiano. E tu?
Ma che ne so. Che ne sai tu dell’amore. Io niente. E tu?
Ma in tutto questo danno che siamo io e te, che sono con te e senza te, che sei tu, che sei tu, mannaggia a me. Dell’amore so poco e niente, lo vedi, mi vedo, affondo la mia vita su libri che non so nemmeno se i bambini leggeranno mai, ma mi fa sentire viva è la mia passione, è la mia anima che sprigiona poesia. Ed è amore.
È amore quando ti racconto di me in coda al semaforo, quando sbuffo e vorrei mi chiedessi che hai, quando va tutto a scatafascio, ma vorrei sempre quel tuo dolce e caldo andrà bene. La tua voce, le mani intrecciate, mi cercano, forte.
L’amore non è folle né magia, è un grosso qui pro quo per ammissione, resta, resta qui ancora per un po’.
L’amore è delicato e disarmante che ti dici, tutto qui? com’è parziale, ma davvero questo fantomatico amore è solo questo pezzetto qui?
Incastri quotidiani, risolti, irrisolti, quelli nostri. Dormo sul tuo abbraccio, quel divano, tra le pieghe dei rimpianti, della sabbia sul cuore, in gola, non è allergia, è una trave dentro l’occhio.
E quelle cose bestiali, quelle cose, che fanno male un male cane, e tu lo sai.
E riavvicinarsi è dura, più dura di quanto vorrei che non fosse mai. E l’amore è questo. Aspettarsi, chiedersi, darsi parola. Tempo. Per noi, di nessun altro che noi, non per la piccola, non per i sogni, condizionale passato, basta che sia noi, in questo strano ora, noi.
Quel noi che rilanciamo ancora con coraggio.
Perché senza il nostro tempo, il nostro incontro il nostro insieme intento ad intrecciare una tela sfilacciata, nessuno cresce in pace.
Cado nelle maglie sbagliate.
E allora lo sai, non ci prendiamo in giro, come fanno tutti gli altri, se diventeremo mai così, avvertimi, che è meglio salutarci.
Amore è rinunciare a quell’ode sui libri così sentimentale.
E chi dice che il nostro, fuori da quei libri, non sia migliore di quelle righe storte, nate dalla furia di non perdere un treno che passa una volta, ogni milioni di ore?
Accettare, accettarsi accettami e non cambiarmi, com’è trita questa carne risentita?
Ma accetta solo l’accettabile, ciò che è articolabile, smussa gli angoli, per amore non si cambia, ma l’amore, cambia.
Ti sento ti ascolto, anime desideranti che da sole decidono di mettersi in gioco, indossando occhiali nuovi su un mondo che non fa che reiterare i suoi di nuovo.
Non dico quanto dovrei, che ti amo.
Ma chi dice che è un peccato. Fidati dei gesti, non delle parole. L’amore è espressione, il colore, la presenza in cucina di un soufflé fatto apposta per te. Il mio sorriso insieme al tuo, sull’uscio, prima del lavoro.
Amore amore amore, si fa facile a chiamarsi amore.
Cambiare nome.
Cambiare in amore, vuol dire essere un umano migliore. Per me, prima che per te.
Un’onda di scoglio malleabile, siamo noi, a voler cambiare. Si combatte. Di muta. Ci si rinnova.
Mancanza di cura, rispetto, aspetto, non si perdona.
Perché non è di perdono che abbiamo bisogno, non è di assolverci che ho bisogno ma da capire e domandarti ognuno dentro sé, che facciamo, che vogliamo? In cosa il mio ego insieme al tuo, ha ucciso l’ascolto?
Non voglio una vita che sia lotta di supremazia.
So che voglio provarci, ad andare per mano in questo percorso. E anche se mi vedi un po’ distante un po’ restia. Non farti paura.
Coccoliamoci ancora, annusiamoci ancora, dipingimi le mani, non mettiamoci una pezza sopra, lasciamo respirare, usiamola tutta questa cosa dolorosa.
Io ci sono, col mio tempo.
E non di tempo a caso. Quello insieme a te, per stanare insaziabili distanze, pesanti silenzi, risposte sfuggenti. Affrontami.
Ci sono, tutte le volte che ti chiedo che ti va per cena, mi aiuti con la ripresa? Sei un cameraman col cavallo bianco.
E quando mi fermo impaurita, e guardo il vuoto alla finestra, penso che dietro di me ci sia tu, che abbracci le mie ossa di morbida pazienza, penso che famiglia sia calore, un colore. Trapunta di fiducia. Ribellione dal dolore.
Si fa presto a dirsi ti amo. Ma poi quel ti amo, dopo anni, basta ancora? Abitudine, ho un cuore in attesa di essere rinnovato.
Io non so se l’amore sia racchiuso in un ti amo, preso in prestito dal cartomante, quello in chiosa che ci illude tanto, a fine paragrafo.
Amore, l’abuso del sistema ne ha fatto di tutto questo appellarsi, non credi anche tu? cancrena. E dietro, chi sa più cosa si cela. Doppie famiglie, doppie ripicche. Scintille.
Poi c’è un ti amo impaurito, rischioso, imbranato e forse più sincero, istintivo, autentico, che prende vita ogni volta che ti vedo, che mi metto quella cosa carina, che recito le fiabe. Che resto comunque quando vorrei sparire.
Ti amo ogni giorno, nelle piccole cose. Poco, poche cose, fuochi d’artificio non ne ho, forse nella tasca ho qualche cipollina, timidina, ma fiera.
Ti amo mentre ti lavi i denti, mentre ti assopisci su di me e resto sveglia, dipingo sul muro i tuoi respiri le rughe di espressione.
Ti amo quando ti chiedo come stai, in fondo, e mentre ti racconto la mia orribile giornata e mi dai un bacio so che quello è il tuo abbraccio di conforto. Ti amo quando ti prendo in giro e ridi insieme a me. E dici pazienza, la voglia di cucinare non la ho, fa niente, ordiniamo insieme da asporto, no?
Ho una voglia nuova, di ritrovarci inesperti e sconosciuti, l’uno accanto all’altro un po’ meno abituati a quando siamo diventati noi.
Ti amo, estraneo. Non ti conosco.
Facciamo insieme una cosa nuova al giorno?
Amore ora lo so, è quando scelgo di stare e di restare. E se lo esterno poco lo sai, che non è gelo invernale.
Curve dei miei percorsi per arrivare allo stesso ritrovo, con salite e discese come le tue, ma non le tue. Non valgono di meno se non so ancora abbracciarti.
Ma son qui, ho scelto di restare, di provare a migliorare. Può bastare?
Per amarmi, per amarti, per dirti a modo mio che non c’è un’unica via per dirti, un giorno accanto all’altro, ti amo anch’io.
Tua Ele.

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