
Di fiori di fichi
ed oleandri
Di quel che tieni stretto guardando gli altri

Filo su risvegli. Emotivi speciali culinari

Mendicanti: d’amore di felicità di attenzione di sguardo e guadagno, ci atteggiamo tutta una vita da possidenti e da miliardi
E invece, con gran delusione per molti, siamo tutti uguali, cagoni, piscioni, paurosi, affamati, straccioni, mancanti, di sentimenti di persone di tempo di incontri, di lavoro, di vita, di occasioni, di tutto ciò che in vero vogliamo.
Concentrati sulla merda, ne aspiriamo gli odori, ma non ci spostiamo.
Inondati di bello, non lo vediamo.
Cerchiamo un luogo buono in questo mondo dove sentirci umani, apprezzati interi ammirati, salvati dall’orrore della morte, chi si attacca al carrello di un aereo chi alla siringa chi all’alcol chi alla mamma chi allo studio chi alla fama, chi alla lagna.
Zavorrati da tutto, carenti in ogni cosa ci trasciniamo da un godimento all’altro per non sentire il fastidio di fare i conti con noi, vuoti, che mica coccoliamo, no, che colmiamo come possiamo. Come non riusciamo.
Attacchiamo chi riesce ad essere felice prima di noi, grazie a qualsiasi mezzo, va bene anche disumano. Vogliamo un noi e un altro, un lembo di terra dove mettere lo scettro ed esercitare il nostro ego che, troppo grande tra le nostre ossa, non ci sta. Se fossimo tutti felici e soddisfatti della vita che conduciamo, delle persone che incontriamo, non saremmo, forse, nemmeno umani. Fintanto che non decideremo da che vagina sbucare e da che spermatozoo farci creare, sapendo già da che luogo scapperemo o faremo le radici, restiamo in un bilico di incertezza che ci spaventa, abbarbicandoci su una vita che già rimpiangiamo alla ricerca di qualcosa che non si capisce mai, assetati di magie rare che possano placare il nostro cuore, in eterno subbuglio tra il corpo e un’anima ammalata. Ed è inutile che, leggendo, dica, tra te e te, eh ma io, io invece, io no, tu invece, invece sì pure tu, anche se non lo sai.
Se fossi tutto intero come pensi tu, mancante di niente, saggio felice ed arrivato, dalla vita levigato, ti chiameresti fico, tondo e perfetto, così meraviglioso sia di notte che di giorno, da quando si sveglia, all’alba, dolce e rifinito fino alla nanna. E invece no, sei solo un umano, nudo, e assemblato alla ben e meglio dal tempo, e da cicatrici, alcune superficiali, altre profonde, nemmeno del tutto guarite. Chissà se le hai curate. E se non l’hai fatto, inizia.
Non sei mai in ritardo.
Prima ci accorgiamo di essere nudi ed umani, prima potremmo salvarci.
Scegli bene le persone di cui la tua vita contornare.
Dare valore a se stessi crea pulizia nel nostro intorno. Se hai bisogno di fichi e fiori contornati di fichi e fiori. Non badare agli altri che ti dicono di comprarti zappe e fili spinati. Non importa se di daranno del matto, dello stolto, del pazzo. Siine fiero. Vivi per te.
Non lasciare che gli altri decidano per te, anche se l’idea ci alletta e allieta sempre, per comodità. Non farti schiacciare, non farti manipolare. Per l’amore che provi. I sogni che hai. Le scelte che fai. Cosa vuoi dire. Chi vuoi frequentare.
E se non possiamo scegliere di chi essere figli, in che baracca piangere, e dove poter nascere, possiamo prendere i nostri stracci e spostarci. In qualche modo, dalla strada, troveremo le risorse per fiorire nell’asfalto e spostarci. Stare male è tanto più facile.
Cercare continuamente il meglio per noi, perché siamo preziosi, denota lavoro interni, intelligenza e saggezza, rispetto per il proprio esistere: avere accanto chi ci permette di essere chi siamo, amandoci, senza giudicarci, è l’atto d’amore più grande che possiamo farci.
Non solo a noi, ma anche agli altri.
Ogni volta che apri bocca hai il diritto di parola, parla, dissenti, rischia, ma non per compiacere qualcuno, perché l’oleandro stesso può dirlo, che cresce sulla strada, lo odiano tutti, perché amaro, velenoso, pericoloso: non farai contento nessuno, forse uno, due o tre qualche volta, se conti anche te stesso. Il più duro dei mendicanti.
La vita degli altri, dunque, se la timònino gli altri, accettiamo la parzialità, di poter fase solo da marinaio, ma mai, pregando dio, comandanti degli altri.
Solo se non potremo stare accanto, se non potremo spostarci per coercizioni umilianti, c’è da preoccuparsi.
E anche se non siamo fichi, beh, con la grinta e il coraggio, saremo sempre fighi altrettanto.
Almeno fare della nostra vita il nostro campo, e svegliarci ogni giorno tra fichi, fiori ed oleandri.

Condividi questa Pagina
Ci segui?
Scrivici!
© Storie di Lana
La totalità delle Storie scritte all'interno di questo spazio web sono di proprietà di Anastassia Caterina Angioi, in quanto autrice delle stesse.
È vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente portale, ivi inclusa la riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi, senza previa autorizzazione scritta dell'autrice.
0 commenti