
Ceneri d’erba
Rinasci più volte se necessario

Filo d’argento su ricamo in gabbia

Non possiamo cambiare niente del nostro passato, ma possiamo lavorarci su per migliorare il nostro presente, facendo sì che non interferisca troppo col nostro futuro. E non ci impedisca di vivere. Per farne qualcosa, o non farne niente.
Non potevo rinascere oggi per quaranta anni fa, non potevo far sì che i miei genitori mi ascoltassero o mi vedessero. Non potevo rinascere e questo mi strappava il cuore di rabbia e di dolore. Guardavo i bambini giocare e dicevo, la mia vita sarebbe stata diversa. Ogni volta che vedevo una ballerina dalle punte rosa piangevo.
Magari avrebbero notato che avevo passato l’infanzia nelle pause del loro inferno scrivendo copioni di recite da fare con le amiche, attrice tutto il giorno su palcoscenici di tappeto. Invece di morire per salvarli, senza riuscirci mai. E che per respirare ballavo di nascosto, ma era troppo da femmina per farlo orgogliosa davanti a tutti.
Una volta scappata di casa sono rimasta fedele a quell’inferno per altri dieci anni. Senza scontarmi niente.
Gli uomini, solo se desideranti, infelici delle loro vite, vittime di crudeli relazioni mai finite, da tenere in braccio e cullare come mio padre. Suicidi qua e là, segreti riposti qua, e mai di là.
Donne fredde, succubi e senza parola come mia madre a cui dare il coraggio di reagire. Tour operator di sentimenti da alfabetizzare al posto di chi non aveva mai aperto il libro delle proprie emozioni. In croce, inchiodata sempre allo stesso tronco: dare serenità a chi non ce l’aveva e la implorava a me. Ma chi non ce l’aveva non doveva cercarla fuori da sé. E io non ero la madonna del volantinaggio sereno. Mi ingabbiavo in una ragion del sarà e del di sicuro che sarà. Ma non era mai. In quella carezza briciola, prospettiva pagata cara.
Magari non sarei diventata un non notaio. Un non giudice, un non sono capace continuo, giudicandomi nuotare con le scarpe mentre volevo scalare, perdendo il mio viaggio prezioso dentro la busta nera di una perfetta controfigura di me.
Non possiamo cambiare il nostro passato, ma possiamo non ma possiamo non condannarci a quello che è stato. Per rinascere oggi, per non dover dare la stessa moneta a chi verrà dopo di noi. O riscattarci sulla loro pelle. O pagarli con le stesse mancanze.
Non potrai nascere di nuovo, quei venti, trenta o sessanta anni fa. Pianta nuovi fili d’erba e fai nascere un girasole nel tuo giardino.
Fallo ora. Che sei in tempo.
Pure tu. Che non lo sai.

Le altre Storie
L' Associazione
Ci segui?
Scrivici!
© Storie di Lana - APS, C.F. 92180030907
La totalità delle Storie scritte all'interno di questo spazio web sono di proprietà di Anastassia Caterina Angioi, in quanto autrice delle stesse.
È vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente portale, ivi inclusa la riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi, senza previa autorizzazione scritta dell'autrice.