
Complemento oggetto
Senza restrizioni

Filo su disastro

Può svanire il dolore di un soggetto non più oggetto del padre?
Fu un disastro. Fu una tragedia.
Fu la morte. Fu inganno e fu vendetta. Fu capriccio e fu ripicca.
Fu una salita continua, un arrancare estenuante aggrappata alla voce della sopravvivenza, decenni di sofferenza e nebbia per aver pensato di essere qualcosa di altro dal comple(ta)mento vita.
Niente era stato previsto e il conto non si era ancora saldato.
Desideravo altro, volevo diventare una persona, e me l’hanno fatta pagare carissima.
Non ero più complemento oggetto ma soggetto e per di più desiderante. Quanto poteva durare tale colpa?
Quanti anni ancora, dovevo scontare, per meritarmi la vita?
Quanto ancora, per farmela pagare?
Ti meriti la vita,
Nuda in poltroncina, tenuta insieme da ago stretto e da filo spesso, quanto e come questi quadrati colorati di questo abbraccio a doppia seduta, tra le pieghe di un passato più attuale che mai e le briciole di ciò che resta, e rimane
La luce segnava una pelle non vista
Una che pensava ad altro
Una che si concentrava su altro
Una protesa verso il mondo e il suo splendore
Ti meriti distrazione, di non tenere il corpo in una scatola a forma di bambina
Senza aria né luce
Che non evolve, che non cresce, che non si sporge verso la vita
senza forme si inchioda
alle prime immagini nitide in cui la gravità non era un problema ed era ancora capace di volare
Con le ali prestate al dolore
Ultimo barlume di felicità specchio, perché aderente al mondo prescelto
Mai scelto
Ti meriti di lasciar andare
Di mollare
Di dimenticarti
Ti meriti le pieghe che l’alba smuove in te e le morbidezze di un perché che non si presta al desiderio dell’altro nove ore per giorno
Soffocato dal depresso arido silenzio
Con le rientranze meno acute e le rotondità di un sorriso
Non sterile e plastica
Ma un viaggio di rigagnoli nuovi, vallate speranzose, amore e carne viva
Ti meriti la vita
La festa che fa l’arrivo di un’estate adulta
Evoluzione
Accoglienza e amore
Ti meriti la vita
E un corpo felice che non la nasconda
Abbi cura di te e di questi raggi di sole.
Smetti di pagar care le cose.

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