
Proiezioni dialettiche
Tesi antitesi sintesi

Filo su illusioni

Saltavo i primi due tempi per giungere alla fine per prima
Ero la più veloce
Per appagare l’altro
Perché tutto andasse bene, per salvare la vita a breve termine
E perderla del tutto
Mi aggrappavo ai fuggiaschi momenti di stasi
disincastri lacerati di quotidianità sempre uguale che tangeva quella degli altri nel tempo dell’orologio, canonico e inesorabile
Almeno arrivava la notte per dormire
Ma non dormivo
Non ho dormito mai per controllare che tutto andasse bene, per appagare chi mi aveva messo al mondo
Per arrivare prima sempre e non fare mancare mai niente
Facevo sintesi, perché non era possibile articolare un’antitesi
Non sapevo abbandonarmi
Ma sapevo esserlo così bene
Per avere l’illusione, dopo, di essere amata
Funziona così la dialettica del silenzio sotto alcuni tetti
Bucati
Dove entra la luce da proiettare sugli altri
Elemosinare attenzioni
Sui tappeti a venire
Altre case
Altri mestoli
Altre pentole sporche
Non uso orologi
Non compro tappeti
Appendo parole sui muri da squarciare coi MA
qualcuno con cui fare preziosa dialettica
Vibrisse stanche
Come eco nelle orecchie di chi non vuol sentire
Come parole nel cuore di chi non sa sentire
Come dietro le finestre illuminate delle case degli altri
L’illusione di essere amati vive avvolta in corde strette alla gola che sanno di soufflé.

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