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Candore viola

Verità turchesi
Filo su vergogna pruna

Sorrisi, dell’amaro che solo le mandorle sapevano dare. La stessa barriera che non riuscivo a mettere tra me e il mondo
sembrava essersi persa anche dalla pelle

Come farfalla bruciata dalla mano dell’uomo
Volevo sistemare le cose da dentro, non mostrare la gamma dei viola all’esterno
Sfogavo da mesi ogni settimana il mio dolore, ogni settimana il corpo sceglieva la sua forma e il suo colore
Dolore sfogato
Profondo amore

Sapevo che a prendere lo stipite della porta ricevevi carezze, condivisione, stupore, calore
A prendere parola in relazione, sberle, e quelle interne nessuno le vede
Minacce di morte, non sono niente
Non le racconti, non ti passa per la mente
Non è bene
Se nessuno vede, non esiste niente?
Sapevo che ora, a raccontare delle curve strette assonnate suscitavo riso e mai messa in discussione,
impossibile
dare voce allo schiaffo sul muro, il calcio sulla schiena, la porta sulla bocca
Avresti dato la vita pur di sistemare le cose da sola
L’hai lasciata attaccata a qualcosa, per riconoscerla ora

Vorrei avere un kit che viri al color turchese per smentire le fandonie candide della gente, raccontate bene, quelle che si specchiano all’amore che riescono ad avere negli occhi, dediti a ciò che fanno, dediti al mondo, a loro e a noi
Ma so che non basterà, perché anche se avessi il test della fandonia detta bene, la verità sarebbe celata comunque, da altre verità di copertura, perché su cento fandonie ne beccheresti due
Ciò che la gente mostra è solo ciò che vuol mostrare ed è coerente con ciò che va a raccontare
Non virerebbe al turchese, il mio kit per incastrare la gente per non credere alle balle, incantata e inerme
Bisognerebbe guardare attorno, me lo ha insegnato la mia vita, colorata, virata, violata, costosa e mal curata
Sono gli indizi, acuti, arguti, logici onesti da mettere insieme oltre quel che può sembrare per apparire bene
A far capire che in palestra se ti fai quei lividi non può essere una palestra ben scelta
Potrebbe essere altro da ciò che dice la tua mente?
Bisogna formarsi, intuire, guardare il lontano che basta per poter capire che dietro, esiste un nocciolo coeso molto molto
più esteso
Da cento semi non nasceranno cento piante
Ma ne nascerà una uguale al padre
Guardalo bene svelerà cose che per molto tempo hai fatto finta di non guardare
Ora giace a che lui su poltrona del pappone, collana d’oro sorriso sardonico
Riesci a sentire che ti parlo ancora?
Ma quando te ne andrai, ma quando ancora?
Sono uscita con un occhio tumefatto, venerdì notte non avevo visto il gatto e in ufficio mi hanno guardato, ci abbiamo riso, mi hanno vista
Non avevo paura e nemmeno vergogna mi hanno accettato, io ho parlato, niente è cambiato
Sabato ho donato il sangue, ho il braccio rosa viola verde e arancio, mi hanno guardato, ci abbiamo riso, e sono stata vista
Non è vergogna essere un viola, se racconti qualcosa
Non sono stata capace di sistemare la gamma del prugna perché non l’ho raccontata mai a nessuno
Restavo dentro le coperte turchesi, perché il dolore passasse come vento tra i capelli, e si amalgamasse agli abbracci che riuscivo a ricevere dopo, perché dopo si piange, si ascolta e si perdona
E di nuovo ancora
Nessuno è malvagio la giornata intera
Ed è in quei tratti di luce che perdi la vita e ti rintani nel tuo mare di speranze e turche pretese.

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