Cucunci

Per bottoni, alla tua giacca
Filo su grande e solitario, sigillo di meraviglia, cucù

La bellezza cresce a capofitto, intaglia le pietre, a testa in giù con pazienza millenaria e tenacia delicata
Non sono state le lame a fare delle rocce dorsi tondi da accarezzare

La tristezza aveva i tuoi occhi e la malinconia la tua pelle chiara e viola
E le mani sottili di una storia d’amore finita male giocavano a farsi i dispetti, da ieri, coi boccoli di un mattino il caffè sul fuoco
I biscotti al burro
La torta margherita
Il succo di lampone poggiato sulla finestra aspetta il tuo ritorno
Si è fatto tardi, ora devo andare per lasciarti spazio, e non tornare più
Io non voglio tornare più
Un mazzolino di fiori perché sappia che ti ho pensato
Una tovaglia pulita sul tavolo
L’eco di una casa mai avuta, di un nido desiderato
Disastrato, freddo e criminoso,
Eppure c’è qui e sempre qui un abbraccio accogliente per te
Per tutti e chi vuoi tu
Come se non avessi memoria, rancore, rabbia
Il dolore l’ho scoperto da troppo giovane, ammiravo le ostriche
Anche ai mostri
Anche a chi non sa cosa sia il calore del soffio di un respiro sul palmo della mano
Un respiro buono di amore e gratitudine
Sei vivo, accanto a me
E dormi
Avevo abbracci per tutti
Sempre di scorta
Tanti e senza dimora
Lasciavo pezzi di cuore qua e là, arruffati
Ma succosi di sole di vita di pane caldo e sorrisi di famiglia scapestrata e santa
L’abbondanza del bene fa male se data alle persone sbagliate
Di rimbalzo a te, come fili trasparenti sul selciato
Trafiggono la carne, sbalzano per strada
Asfalto nero
Le mie virtù
Pozze di sangue e cuori cuciti col gelo
A strapiombo
Calcare, chiocciole e calcare
Si sgretola come le mie ossa
Questa vecchiaia
Fiori di cappero
Anche dal tufo nasce vita preziosa
Storia buona
Un verso, un dorso, una roccia ancora curva
T’amo
A strapiombo, dicevo
Ne faremo ghirlande di questo
A capofitto
Dolore
Dicevo

Cucunci.

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