Panchina rossa

A buffo
Filo su giudicante indifferenza

Ci sarebbero meno maledettissime #panchinerosse ovunque, a buffo, se avessimo meno la presunzione di sapere tutto, di fare becero tifo da stadio ai #Depp e #Heard di turno senza sapere né conoscere niente, seduti comodi incastonati nelle nostre poltrone, se avessimo più cura del nostro buio e della nostra arroganza, della luce che abbiamo, dell’altro, di noi stessi, della vita, dell’amore.

Le vedete vuote queste panchine, ma grondano di esseri umani, e gridano nel silenzio tra le capriole di un bimbo, i rutti di una cena, e un limone con lingua del venerdì sera.
Indifferenti. Ma giudicanti

Le vedete vuote queste panchine rosse?
tanto gremite quanto impossibili da scardinare dal terreno e potersi poggiare
Goderci
riposare

Non ho mai trovato tanta indifferenza tanto quanto nelle donne
Quali donne
Troppe donne
Nei circoli benestanti
Nelle assemblee femministe
Nei discorsi interessati a un discorso unico il proprio conosciuto rassicurato
Rassicurante fin l’osso
Molla l’osso lascia stare trova la tua strada

Le panchine rosse sono il simbolo dell’amore vestito bene le cravatte delle anime brave dei volontari socievoli
Quel senso comunitario di essere animali pensanti parlanti
poco politici e latitanti
Sfottisti
Un pensiero fugace alla lotta alla resistenza alla vita
Purché Rossa

Lasciai un volantino lassù, sulle righe di un silenzio vuoto,
Che che mi assomiglia
Ha il mio nome
Le mie dita
Mi sento meno sola
Quanto parla do te questa panchina? lo prese dopo tre lune un gabbiano giovane, divenne morbido quel volantino
Un po’ più lassù di dove l’avevo lasciato anfratto per i suoi piccoli
Fui sollevata
L’amore curava la vita presa in prestito dagli uomini
Nido caldo
Nido dolce
Non per noi

Le vedete vuote queste panchine, ma grondano di esseri umani, e gridano nel silenzio tra le capriole di un bimbo, i rutti di una cena, e un limone con lingua del venerdì sera.
Indifferenti. Ma giudicanti

Un vestito coi papaveri riscaldava il sangue dell’ultima uccisa, aveva la mia mano due tatuaggi le gambe aperte e rattrappite
A chi prometteva la cura l’amore la vita
E lei ci credeva e io
Ci credevo 
Mi sono salvata
È la mia panchina
Ma non mi serve
Farmi le spalle belle
Ma sguardo verticale che porti le macerie a fare dei nodi forti ai pensieri buoni
I tuoi pensieri le tue beghe
Meno panchine rosse
E più scelte
Foderate di parola
Di rispetto
Di Bene.

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