191. Il Paese delle Teste di Zucca

La notte della paura

Filo su 31 ottobre

Questa è la notte delle streghe, quelle col naso grande e il cappello a punta che fanno pozioni magiche coi ragni presi giù in cantina della nonna. È la notte delle candele accese, delle preghiere, degli zombie, dei mostri dei fantasmi e degli scheletri magri magri.
La notte degli scherzi, dei film da vedere stretti stretti tutti insieme, mangiare caramelle e fare tanti giochi, coi
mantelli da vampiro.
E poi ci son le zucche. Le regine indiscusse. Ed è proprio di loro di cui vorrei parlarvi. Sapete perché proprio
stanotte si prendono le zucche e si scavano dentro, fino a togliere la polpa in tutte?
Questa è la notte della paura. Chi non ha mai avuto paura?
Narra la leggenda che le zucche vengano fatte crescere ogni anno proprio per la notte del 31 ottobre per ricordare ciò che accadde nel lontano Paese delle Teste di Zucca, in cui tanti tantissimi anni fa una bambina coraggiosa decise di liberare il Paese delle Teste di Zucca che aveva di ogni cosa, sempre paura. Voleva
liberare da questa oppressione tutte le persone.
Nel Paese delle Teste di Zucca, tutti si lamentavano, piangevano e si sentivano perseguitati. Succubi dei loro
pensieri. C’è chi aveva paura di lavarsi i denti di notte, chi della luce, chi di dire ti voglio bene, c’è chi aveva paura della sua ombra, dei serpenti, delle tazzine da caffè, dei panini al prosciutto e degli abbracci. Sì c’era chi aveva paura dei baci degli abbracci e delle coccole.
Anche i cani avevano paura, non abbaiavano, si di speravano e scappavano.
E i gatti? Anche loro, avevano paura dei topi e del formaggio.
I bambini avevano paura dei giochi, avevano talmente tanta paura che non volevano nemmeno dondolarsi sull’altalena. Erano pochissimi i grandi che andavano a lavorare. E le maestre? Avevano paura delle note, del
gessetti e dei compiti.
Tutti avevano, nella testa, una grossa paura: quella di di fare qualcosa, di esprimere desideri, bisogni, di
avere un’ opinione. Di dire lo voglio, voglio la pizza, di dire mi manchi.
Non si sa di che avessero realmente timore, fatto sta che le loro teste erano talmente piene di buio, di ragnatele, di pensieri, di colpa e di cose brutte che tutti rimanevano paralizzati dentro le loro paure paturnie.
Era autunno e faceva freddo, si moriva di fame nel Paese delle Teste di Zucca. Addirittura il sole aveva paura di svegliarsi. Non si poteva andare avanti.
Così, un giorno, quella bambina coraggiosa di cui vi parlavo all’inizio, arrabbiata, esclamò: “mi avete stancato!
Mi avete scocciato! Vorrei prendervi le teste di zucca che avete e scavarvele tutte. Buttare la polpa la colpa e

dare a tutti un po’ di leggerezza e luce!”
Qualcuno la sentì. Uno, poi un altro. E un’altro ancora. Si copiarono l’un l’altro. Si misero di impegno, non senza resistenze. Ma tutti, proprio tutti, vollero provare: si fecero scavare.
Scavavano scavavano fino a restare vuoti. Respiravano. Molti decisero di usare la polpa per farci tante torte
gustose, altri buttarono tutto in segno di rinnovo, altri ancora scrissero dei bigliettini di carta con dentro le paure per bruciarli nella fiamma della candela, dentro la zucca.
E così, dal giorno, il 31 ottobre è la notte dedicata alla paura. Ognuno la affronta, la esorcizza come può.
Facendo i conti con quel che rimane, col proprio vuoto.
Dal giorno, in questo giorno, si scavano le zucche, per ricordare il coraggio della bambina nel Paese delle Teste di Zucca.
Ancora oggi, in segno di rivoluzione, di liberazione dai pensieri brutti, si mette una candelina all’interno della zucca, e si cerca di pensare a cose belle e si mangiano tanti dolcetti.
Perché la paura è preziosa e ci protegge. Ma delle volte è meglio mandarla via insieme ai pensieri brutti. E farci una bella torta. E i semi? I semi importantissimi! Si piantano per far crescere nuove piccole zucche,
arancioni, serene tonde tonde. Certo, da scavare il 31 dell’anno dopo.

Bold

Vorrei ringraziare Eleonora di @magicworldlibriegiochi per il suo entusiasmo e l’affetto nei miei confronti,
nonché di questa bellissima opportunità. Grazie per avermi dedicato questa serata, grazie per aver pensato a
me per una storia di lana e di paura. Spero che questa storia vi possa coccolare tutti.