Mostre di Lana
Ma io ce l’ho fatta
Storie di vita strappate alla violenza.
Viaggio nella quotidianità della violenza domestica
Esposizione delle opere presso il Lazzaretto di Cagliari, dal 14 al 31 maggio 2022
Da un’idea di Anastassìa Caterina Angioi nasce Storie di Lana, un progetto che coniuga manualità e scrittura, sensorialità ed emozione, che racconta la vita, quella dimenticata, presa per scontata.
Un luogo di disarmo che cerca di dare voce a chi voce non ha, a chi non ha mai avuto
ascolto o non riesce ancora a trovare le parole per dire. Raccoglie sofferenza e gioia,
sentimenti, vita vissuta, desiderata, negata, dove anche gli spigoli possono trovare conforto.
Coccolare, condividere con chiunque voglia fare dono della propria presenza.
La lana si fa piccola e si fa tana, sette centimetri sono sufficienti per iniziare a dirne
qualcosa, prende appunti e, guidata dagli occhi, dall’ascolto e dalle parole preziose che
ognuno ha da donare, ci tesse su una storia, di lana e di parole. Provando a tenere compagnia, cercando di bordare il dolore.
“Ma io ce l’ho fatta”, una stanza di Storie di Lana da cui prende il nome della mostra, è un
progetto che apre uno spiraglio nella quotidianità delle donne che hanno fatto esperienza di
un abuso reiterato, attraverso il racconto della quotidianità delle piccole cose, dei metodi per sopravvivere, di ciò che non riuscivano e quello di cui non potevano fare a meno, di tutto quello che era per loro consuetudine: le tregue, l’amore, la paura, la vita in casa, il difficile rapporto con l’esterno, mettendo in luce quelle abitudini e quelle contraddizioni che permettevano, a loro e a chi con loro, di andare avanti, tornare indietro; fino alla scelta della libertà, al racconto del modo in cui sono riuscite a dire e ad agire quel Ma, quel Basta, e mettere loro stesse per prime.
Ognuna con la propria storia e i propri perché, i propri risvegli.
“Ma io ce l’ho fatta” cerca di rendere parolabile il muso duro del dolore, il silenzio, il pregiudizio e la follia che, nell’immaginario di troppi, ogni donna porta con sé.
Aprire la porta a una quotidianità distorta, fatta di storie di vita strappate alla violenza, quelle con un Ma io prezioso, il Ma della vita, di chi è riuscito a salvarsi, dare voce ai vissuti coraggiosi e preziosi di donne ancora qui tra di noi, e non è un dettaglio.
Permette di indagare le proprie responsabilità e non la colpa che inchioda, di mettere mano dall’interno a un problema che ci sconvolge e che vogliamo credere lontano da noi, ma che esiste proprio in quei luoghi che dovrebbero custodire l’amore e il rispetto, nelle case: maltrattamenti in famiglia, violenza domestica, stalking. Donne, chi con loro, figli e figlie.
La mostra, attraverso alcune delle storie raccolte nell’omonimo progetto, ripercorre le tappe fondamentali di quei rapporti che troppe volte finiscono in maniera tragica. L’intento è quello
di porre l’attenzione sul potere che hanno i nostri pensieri e le nostre azioni, le nostre
esperienze e sul modo in cui decidiamo di porci nei confronti del mondo, del quotidiano,
dell’altro.
Anastassìa, lungo gli spazi della mostra, non propone solamente un viaggio simbolico tra le
testimonianze preziose che ha potuto ricamare nel tempo, e che verranno pubblicate nel libro in uscita “L’amore non cura, l’amore si cura” (2022, Edizioni Albatros), coinvolge anche la sensibilità e il punto di vista dei ragazzi e le ragazze del Liceo Eleonora D’Arborea e della Cooperativa Carovana del quartiere Sant’Elia con i loro racconti e i loro elaborati sviluppati durante un percorso laboratoriale affiancato dalla Rete Dafne Sardegna, che si occupa della tutela delle vittime di ogni reato.
Ognuno ha potuto dire la propria sulla vita, sul coraggio, sulla paura, e su un tema così delicato, relegato spesso a poche date l’anno obbligate a compiti prestazionali. È nell’unione della pluralità di visioni unite dal desiderio di fare rete nel tessuto sociale che questa mostra getta le sue radici e apre le porte a sua volta.
Voci preziose, di ogni età ed estrazione sociale, intrecciano lana, stoffa, vita vissuta e sogni con colori di ogni genere, toccando nel vivo qualcosa che ci riguarda tutti e che possiamo cambiare a partire dalle scelte quotidiane.
Scoprendo così che i pensieri, le emozioni e le mani, quelle stesse che possono fare male
fino a uccidere, possono anche accarezzare e coccolare.
Anche attraverso il dolore e la paura.
Ognuno con le risorse e la fantasia che ha.
I Laboratori
Progetto
“Ma io ce l’ho fatta”, presenta 5 eventi che, attraverso alcune delle storie raccolte nell’omonimo progetto, ripercorrono le tappe fondamentali di quei rapporti che troppe volte finiscono in maniera tragica. L’intento è quello di porre l’attenzione sul potere che hanno i nostri pensieri e le nostre azioni, le nostre esperienze e sul modo in cui decidiamo di porci nei confronti dell’altro. I pensieri, le emozioni e le mani, quelle stesse che possono fare male fino a uccidere, possono anche accarezzare e coccolare noi stessi, gli altri. Anche attraverso il dolore e la paura. Ognuno con le risorse e la fantasia che ha.
Come funziona
Non bisogna essere esperti di niente, ma essere semplicemente provvisti di cuore e voglia di ascoltare, di partecipare, di immedesimarsi e mettersi in gioco.
Ognuno, sia da spettatore che da addetto ai lavori, è libero di partecipare allo scambio di idee come più desidera, portando il suo pensiero, il suo silenzio o semplicemente la sua presenza. È un luogo in cui mettersi in discussione, con il proprio bagaglio e la propria responsabilità, ma anche riposare.
È un luogo di accoglienza, in cui prima di tutto si arriva come persone, tristi, felici o arrabbiati non importa, non c’è un modo in cui dover essere per forza, per parlare d’amore.
Faremo di tutto perché ognuno di voi possa sentirsi a casa per passare qualche ora insieme. Leggere, pensare, immaginare, immedesimarsi, emozionarsi, creare, scrivere, scoprire l’anima della lana, e lasciarsi coinvolgere.
Competenze richieste: nessuna.
Esistono tanti validi convegni e tanti competenti approfondimenti sul tema. Questo percorso non vuole insegnare come vivere o indicare cosa scegliere, avremo più domande che risposte e queste magari, le troveremo insieme. Le soluzioni saranno personali e ognuno potrà trarre le proprie conclusioni. Anche andandosene, se vuole.
I piccoli elaborati prodotti durante gli incontri sono diventati parte della mostra collettiva finale, al Lazzaretto di Cagliari.
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